Il bruco fa il lavoro, ma è la farfalla a prendersi tutta la pubblicità. (George Carlin)
Oggi racconteremo la storia delle api operaie del motociclismo, di quelle moto senza le quali molti successi non sarebbero mai stati ottenuti.
La vita nell'ombra di quelle compagne di sofferenza, giri infiniti e prove creative e coraggiose. Quei bruchi instancabili che hanno consentito alle farfalle in livrea, di fare finalmente bella mostra sui podi di tutto il mondo.
Parlando di questa Suzuki, ecco una una storia di tanto tempo fa.
Le Suzuki RG XR, equivalenti alle moto ufficiali (quelle assegnate a pochi eletti come Lucchinelli ed Uncini e assistite direttamente dalla Casa per via del loro contenuto tecnico), venivano affiancate dalle RG MK, che venivano assegnate ai team affinché fossero effettuati dei test realistici senza però mettere a rischio le moto da gara, troppo preziose da comprometterne l'incolumità.
Si tratta di moto riconosciute come ufficiali a tutti gli effetti ma nate con un destino diverso e già segnato.
Le numerazioni particolari che le caratterizzano (MK3 nel caso di questa moto assegnata al Team Gallina), sono appunto dovute alla necessità di consentire alle case di identificarne precisamente le caratteristiche in qualsiasi momento, in modo da protocollarne il lavoro.
Ne deriva il riconoscimento come moto ufficialmente incluse come dotazione all'attività racing dei rispettivi team, con il solo limite di essere relegate dietro le quinte sin dalla nascita, come operaie destinate a servire la regina.
Questi "muletti di lusso", dotati di innovazioni tecnologiche, sperimentali a volte anche più evolute ed ardite rispetto alle moto schierate in pista, erano spesso addirittura più performanti delle loro sorelle più nobili punzonate per correre.
E' il paradosso quasi commovente, per noi che nelle macchine vediamo un'anima, di moto da test talvolta più particolari delle moto da corsa, protagoniste di retroscena al limite del mitologico, con percorrenze di giri a tripla cifra, stress test che solo i giapponesi all'epoca immaginavano, e tutta la resilienza esclusiva dei lavoratori più instancabili che subiscono ogni punizione tecnica per ridurre al massimo gli imprevisti dei week end iridati.
Le Suzuki RG MK erano vere e proprie compagne di vita di piloti e collaudatori, che passavano con loro molto più tempo che con le moto ufficiali.
Amate e rispettate per quello che davano, odiate per le sofferenze che ricordavano.
Non c'è niente di più romantico di un uomo che sceglie di soffre per qualcosa.
Per il collezionista, però, una moto che non potendo scegliere è destinata a lavorare nell'ombra per servire una causa, diventa una "creatura" che acquisisce un rispetto ed un valore che non possono essere quantificati.
E a chi non può collezionare, almeno raccontiamo una storia d'amore.